Giuseppe Di Giugno


Giuseppe Di Giugno (Bengasi, 1937) è un fisico laureatosi all’Università di Roma che inizia la sua carriera lavorando nell’ambito delle alte energie. In questo senso partecipa a diversi lavori di ricerca durante gli anni Sessanta, collaborando anche con il CERN di Ginevra.

A partire dagli anni settanta, Di Giugno abbandona il settore energetico per concentrarsi nella ricerca sull’audio digitale e lo sviluppo di strumenti musicali elettronici. Questa nuova attività viene avviata presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Napoli, dove Di Giugno era titolare di cattedra.

In seguito ad alcuni contrasti sorti con l’Università, nel 1971 Di Giugno spinge per la formazione di un gruppo di ricerca sperimentale.

Il 1971 è anche l’anno in cui Di Giugno incontra Robert Moog alla Cornell University, già noto per i suoi sintetizzatori. Quest’incontro lo stimola a realizzare un sofisticato strumento digitale per la composizione di musica attraverso il computer. In Italia, nel frattempo, Di Giugno era entrato in contatto con il compositore molisano Antonio De Santis, uno dei pionieri in Italia per la musica elettronica. Insieme fondano il Gruppo AC.EL (ACustica/Elettronica), a tutt’oggi ancora attivo, benché De Santis sia morto di recente. All’interno del Gruppo AC.EL., Giuseppe Di Giugno lavorerà tra il 1971 e il 1975.

Durante quel periodo non disdegna rapporti di collaborazione con l’estero, in particolare con i Laboratori Bell del New Jersey e con il Centro di Intelligenza Artificiale dell’Università di Stanford.

Nel 1975 si chiude quella che potremmo definire la fase napoletana della ricerca di Giuseppe Di Giugno, culminata con la realizzazione del processore 4A, il capostipite della serie di processori definita 4N. Questa prima versione, abbastanza semplificata se confrontata con le successive macchine, era in grado di generare 256 oscillatori digitali.

Il processore 4A, un dispositivo dalle potenzialità sorprendenti per quegli anni, sarà presentato anche negli Stati Uniti (a Stanford e al MIT di Boston) ma la notizia più importante fu l’interesse che questo processore suscitò in Luciano Berio, in quegli anni chiamato da Pierre Boulez a dirigere il Dipartimento di Elettroacustica della nascente IRCAM.

Giuseppe Di Giugno

Luciano Berio era interessato alla possibilità di utilizzare uno strumento elettronico che fosse capace di generare quante più voci possibili. In quell’occasione fece esplicita richiesta di 1000 oscillatori. Per questo motivo Di Giugno fu invitato a raggiungere Berio all’IRCAM.

Giuseppe Di Giugno arrivò all’IRCAM nel 1976 circa e vi rimase diversi anni, riprendendo il lavoro lì da dove l’aveva lasciato, dal processore 4A. Subito approntò una versione aggiornata di quel prototipo realizzato a Napoli.

Nel 1977 Di Giugno, in collaborazione con Hal Alles dei Bell Labs, porta a termine il processore 4B. L’anno successivo fu la volta del 4C. Entrambi generarono un indotto di software ideati per completare le funzionalità di questi processori ma nessuno dei due dispositivi sembrava soddisfare le crescenti esigenze dei compositori, anche se va detto che il processore 4C riuscì ad ottenere interessanti riscontri dall’ambiente musicale.

Di Giugno era interessato a progettare uno strumento informatico che non fosse soggetto al processo di rinnovamento della tecnologia digitale e nemmeno all’evoluzione del pensiero musicale. Con questi obbiettivi nel 1981 progettò e realizzò il processore 4X, basato su una tecnologia modulare, adoperato per la realizzazione di Répons di Pierre Boulez oltre che per una gran quantità di opere musicali.

Giuseppe Di Giugno

A partire dal 1982 si impegnò anche nella progettazione del 4i, il processore sviluppato per il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) di Padova che nel 1984 circa divenne parte integrante del Sistema 4i.

Sempre nel 1984, tornando a Di Giugno, fu portata a termine la seconda versione, migliorata, del processore 4X e nello stesso anno l’IRCAM cedette i diritti di commercializzazione alla Sogitec.

Nel 1985, la versione del 4X dell’Ircam, venne ceduta anche al CSC di Padova.

Nel 1988 fu approntata un’ulteriore versione del processore 4X e si iniziò ad ipotizzare anche la progettazione di un suo successore: il processore 5A. Quest’ultimo però, rimase soltanto un progetto e non fu mai realizzato.

Con la realizzazione di quest’ultima versione, nel 1988 si chiude la collaborazione tra Di Giugno e l’Ircam. Il fisico italiano decise di tornare in Italia per rispondere ad una proposta di lavoro di Paolo Bontempi, della Bontempi-Farfisa. L’obbiettivo era quello di riportare in Italia la ricerca al fine di contribuire allo sviluppo di nuove tecnologie musicali e di nuovi strumenti da parte del Gruppo.

In quegli anni nasce così l’IRIS (Istituto di Ricerca per l’Industria e lo Spettacolo) a Paliano, Frosinone. Questo gruppo si sarebbe dovuto occupare di realizzare progetti di ricerca per la Bontempi-Farfisa, attraverso un’equipe formata da fisici, ingegneri e informatici.

La collaborazione con l’IRIS va avanti fino agli ultimi anni Novanta (1999 circa), durante i quali il progetto più importante, molto apprezzato anche a livello internazionale, è stato la stazione MARS (Musical Audio Research Station), un sistema che per lungo tempo è stato largamente richiesto e utilizzato in numerosi centri di ricerca e conservatori, almeno fino all’avvento dei moderni personal computer.

Negli ultimi anni Di Giugno ha abbandonato la ricerca nell’ambito dell’audio per dedicarsi all’astronomia realizzando due osservatori astronomici in provincia di Roma e organizzando conferenze sul tema.


5 risposte a “Giuseppe Di Giugno”

  1. Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare il Prof G. Di Giugno. Compagno di classe al liceo classico e coinquilino a Roma nei primi tre anni di Universita lui in Fisica e io in Medicina. Poi si trasferì al sì cottone di Frascati per la tesi.
    Era un genio già allora. Alla maturità nove in fisica e matematica. Allora otto era il voto più alto. Che divertimento in classe quando correggeva la prof. di matematica e fisica in terzo liceo. Lei stizzita chiedeva: ma lei com fa a sapere queste cose?
    Nel periodo universitario teneva un lavagna al muro e dopo attimi di silenzio si alzava e scriveva formule alla lavagna. Era logico che avrebbe fatto importanti ricerche e scoperte. Ciao Peppino sei stato e sei un Grande.

    • Caro Carmelo ho letto molto emozionato il tuo commento.
      Sto bene abito vicino a Roma
      Ho molto desiderio di rivederti
      il mio indirizzo è (giuseppe@digiugno.it)
      Un abbraccio
      Peppino

  2. Professore ….la musica di Via Tari a Napoli ancora rimbomba nelle orecchie ….. Un abbraccio , un caro saluto … La ricordo con affetto ….. ho fatto con lei l’esame di Struttura della materia intorno al 1972 ….. che anni , che energia che ci ha trasmesso … lei e le sue sigarette ….. Peccato che ho perso la sua venuta a Napoli l’anno scorso … Giovanni Scarpetta

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