Barry Truax – Acoustic Communication

Titolo: Acoustic Communication
Autore: Barry Truax
Editore: Ablex Publishing Corporation
Anno: 1984 (Seconda edizione 2001)
Pagine: 244

Barry Truax è un personaggio molto noto nell’ambito della computer music, sia per le diverse opere composte mediante lo strumento informatico, sia per l’attività di ricerca svolta già dagli anni Settanta intorno allo sviluppo dei software POD e all’implementazione della sintesi granulare in tempo reale.

Gli anni Settanta, inoltre, hanno visto Barry Truax impegnato al fianco di Murray Schafer, la cui attività e la riflessione sul tema del paesaggio sonoro costituiscono, a mio parere, uno degli ambiti più interessanti sulla contemporanea ricerca sul suono. Vorrei ricordare che Schafer è autore di uno dei libri più importanti sulla questione del paesaggio sonoro, The Tuning of the World (1977), tradotto in Italiano con il titolo Il paesaggio sonoro.

Acoustic Communication, allora, è un libro che connette tutte le principali fasi della carriera del compositore canadese. Di certo non è casuale che anche il libro sia stato strutturato in due parti, di cui la prima incentrata sul paesaggio sonoro, e la seconda sull’incidenza della tecnologia su di esso.

Il rapporto tra il testo di Schafer e quello di Truax è molto stretto. Quest’ultimo recupera gran parte della terminologia e sviluppa molte riflessioni introdotte da Schafer, offrendone però un’immagine che vorrei dire più scientifica, che attenua i toni entusiastici della prosa schafferiana, ed introduce un approccio comunicazionale al problema acustico, tale che l’acustica sia intesa come uno scambio di informazioni piuttosto che un trasferimento di energia.

La seconda parte del libro, come dicevo, è incentrata sull’elemento tecnologico, e questa mi sembra una parte altrettanto interessante.

Barry Truax indaga i modi in cui la tecnologia ha modificato le nostre comunità acustiche, analizzando il problema dalla prospettiva dell’ascoltatore e quindi evidenziando, ad esempio, come e quanto si sono modificati i paesaggi sonori in cui noi tutti viviamo.

Si tratta di una problematica molto interessante che non riguarda, secondo me, soltanto il paesaggio sonoro ma anche l’estetica della musica e il fare musica in un senso molto più ampio; perchè se è verro che il fare è condizionato dal bagaglio di cultura musicale e sonora che ciascuno di noi porta con se, allora non possiamo prescindere dai nuovi paesaggi sonori che la tecnologia crea e quindi dall’impatto che questi hanno sulla nostra sensibilità musicale, come artisti e come semplici ascoltatori.

Barry Truax, ad esempio, sottolinea proprio che i droni sono, per utilizzare una terminologia di Schafer, la keynote della società contemporanea, chiaramente di palese derivazione tecnologica. Credo sia altrettanto evidente quale sia l’impatto che hanno i droni sulla composizione musicale di oggi, in particolare quella di matrice popular.

La prosa di Truax non è appassionante come quella di Schafer, il libro non è di facile lettura e non mancano momenti di noia, tuttavia l’ho trovato molto stimolante, e capace di movimentare delle riflessioni che si spingono ben oltre i confini del paesaggio sonoro.


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