Studio 123

Studio 123

Studio 123 è il nome di un pacchetto di software sviluppati al Groupe de Recherches Musicales (GRM) di Parigi tra il 1978 e il 1985.

La svolta informatica – Il 1978 fu un anno di grande importanza per la storia della computer music al GRM fondato da Pierre Schaeffer. Un primo approccio si registra già dal 1973 ma, nel 1978, diversi fattori contribuirono a dare una spinta notevole alle attività di ricerca e produzione. Uno dei fattori fondamentali fu l’acquisto di un computer PDP 11/60 grazie al supporto dell’INA (Institut National de l’Audiovisuel). A questo si legano altri fattori di eguale importanza: la realizzazione di convertitori DAC e ADC (il lavoro fu realizzato da alcuni tecnici del GRM guidati da Jean-François Allouis), poi l’installazione sul PDP 11/60 di una versione modificata del Music V che consentiva l’importazione di materiali sonori registrati con apparecchiature analogiche. In questa nuova situazione, allora, fu avviata un’attività di ricerca finalizzata allo sviluppo di nuovi software, pensati per il tempo differito, che si ispiravano al modello del Music V.[1]

Lo studio 123 – Oltre l’equipaggiamento, l’INA si preoccupò di fornire al GRM anche una nuova struttura, lo studio 123, da dedicare alle apparecchiature digitali, parallelamente allo studio 116 già dedicato ai dispositivi analogici. I nuovi software, su cui lavorarono i ricercatori del GRM guidati da Jean-François Allouis, furono allora riuniti in un unico pacchetto che prese il nome, appunto, di Studio 123. Inizialmente il lavoro fu orientato verso la progettazione in Fortran di software che consentissero le operazioni di importazione e esportazione di materiali sonori. Allouis, nello specifico, si dedicò allo sviluppo di software per la manipolazione dei suoni (stretching e trasposizione, innanzitutto) e di banchi di filtri risonanti. Il suo contributo favorì molto il consolidarsi di una consapevolezza rispetto ad un uso musicale del computer.

L’interfaccia testuale – Se il lavoro intorno al Syter, che avrebbe sostituito il pacchetto Studio 123, si orientò verso il tempo reale, i primi software del GRM miravano a soddisfare, in ambiente differito, le particolari esigenze dei concretisti, attraverso un approccio che fosse tanto semplice quanto efficace. Il problema principale da superare era relativo all’utilizzo dei software da parte di compositori che non avevano grande dimestichezza con la programmazione informatica. A tal proposito un certo impegno fu investito per la realizzazione di un’interfaccia ad approccio alfanumerico, di semplice utilizzo, basata su un sistema di domande e risposte, che consentiva, tra le altre cose, una più agevole personalizzazione degli algoritmi.[2] Va comunque precisato che l’utilizzo del pacchetto Studio 123 poteva avvenire senza precludere l’utilizzo dei dispositivi analogici dello studio 116. I materiali sonori generati, elaborati o modificati attraverso il computer, venivano registrati su nastro magnetico per poter essere ulteriormente rielaborati o mixati con la strumentazione analogica.

La produzione musicale – Sotto la direzione del matematico Bénédict Mailliard il progetto Studio 123 fu portato avanti fino al 1985. I primi risultati furono raggiunti in maniera abbastanza rapida. Ne danno dimostrazione, del rinnovato interesse che i compositori provarono verso l’uso del computer, i diversi lavori realizzati in gran parte nella prima metà degli anni Ottanta. Tra questi L’écho du miroir (1980) di Bernard Parmegiani, Erosphère (1982) di François Bayle e Week-end (1982) di Ivo Malec.[1] Poi ancora Don Quichotte Corporation (1981) di Alain Savouret, Sud (1984) di Jean-Claude Risset, e Wind Chimes (1987) di Dennis Smalley.[2] Da un punto di vista didattico, invece, va segnalato l’utilizzo del pacchetto Studio 123 da parte degli studenti del Conservatorio di Parigi (CNSMDP – Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse de Paris).[2]

Oltre il GRM – All’attività di ricerca e di produzione, poi, il personale del GRM affiancò anche un’intensa attività didattica interna, organizzando corsi e work shop aperti perfino a coloro che non facevano parte, ufficialmente, del GRM. Questo fu un aspetto di considerevole importanza. In questa maniera, infatti, si contribuì a costruire, del GRM, un’immagine di modernità che fino ad allora sembrava essere di esclusivo appannaggio dell’Ircam. Per troppi anni, effettivamente, il GRM era stato confinato in un ambiente apparentemente limitato ai proprio sostenitori. Per sottolineare la maggiore apertura del GRM è utile ricordare quanto scrive Daniel Teruggi a proposito del pacchetto Studio 123, ricordando che Trevor Wishart si ispirò ai software del GRM per sviluppare il Composers’ Desktop Project, un pacchetto di programmi per il tempo differito pensato per ambiente PC.[1]

Gli ultimi anni – Con il passare degli anni e il progresso tecnologico, gli strumenti informatici hardware e software dello studio 123 furono lentamente dismessi. La chiusura definitiva avvenne nel 1985. Anche il gruppo di ricerca fu sciolto. Negli ultimi anni, al gruppo di lavoro originario, si aggiunsero anche Yann Geslin e Jean-Yves Bernier, quest’ultimo sostituito poi da Alain Dumay.[2] Soltanto Yann Geslin continuò a lavorare sui software di Studio 123 per implementarli nei nuovi ambienti informatici. La ricerca, da questo momento, iniziò ad orientarsi sempre più verso il tempo reale, concentrandosi sul Syter, a cui i ricercatori del GRM avevano iniziato a lavorare già intorno alla metà degli anni Settanta.

Per scrivere questa voce ho letto:

[1] Daniel Teruggi, Technology and musique concrète: the technical developments of the Groupe de Recherches Musicales and their implication in musical composition, Organised Sound, Vol. 12 [3], 2007.
[2] Yann Geslin, Digital Sound and Music Transformation Environments: A Twenty-year Experiment at the “Groupe de Recherches Musicales”, Journal of New Music Research, Vol. 31 [2].

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