Luigi Nono (Venezia, 1924 – 1990) è stato uno dei più importanti compositori italiani del XX secolo, le cui composizioni spesso fecero uso di strumenti elettronici, fino ad integrare nel suo organico anche il computer.
Il primo aspetto da sottolineare per il compositore veneziano è certamente quello relativo ad un percorso formativo piuttosto interessante. Perché se è vero che il suo percorso di formazione musicale iniziò all’incirca nel 1941, frequentando da esterno i corsi di composizione tenuti da Malipiero presso il Conservatorio di Venezia, lo è altrettanto che intorno al 1949 Luigi Nono prese la decisione definitiva di non voler terminare la sua carriera di studente attraverso il conseguimento del diploma.
Ecco allora che la formazione musicale di Nono si svolse secondo un iter che fu diverso. Per il compositore veneziano divennero fondamentali le lezioni prese privatamente con alcuni degli altri protagonisti delle musica di quegli anni, tra i quali il primo fu Gian Francesco Malipiero.
Non meno importante fu l’incontro con altre due personalità: Bruno Maderna e Hermann Scherchen. Riguardo al primo possiamo dire che si tratto di un rapporto per certi aspetti anomalo, nel senso che Maderna era sostanzialmente un coetaneo di Nono (Maderna nacque 4 anni prima di Nono), ciononostante già affermato nel panorama musicale e divenne per Nono una figura di riferimento, un vero e proprio maestro di vita.
Altrettanto importante, come punto di riferimento per la carriera musicale di Luigi Nono, fu il direttore d’orchestra tedesco Hermann Scherchen che lo spinse ad approfondire gli studi musicali dei grandi compositori del passato, Bach e Beethoven, ma senza tralasciare le nuove istanze della musica contemporanea, per questo spronandolo ad approfondire la dodecafonia, lo studio di Schoenberg, Webern e Dallapiccola. Inoltre Scherchen lo invitò a prendere parte agli incontri estivi di Darmstadt, dove per molti anni si ritrovarono la maggior parte dei più grandi compositori del XX secolo: Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Henri Pousseur e John Cage furono alcune delle frequentazioni di Nono in quegli anni.
Con buona probabilità l’ambiente di Darmstadt fu per Luigi Nono fonte di grandi stimoli, ed è lecito pensare che gli stimoli provenienti da quell’ambiente contribuirono ad avvicinare Nono agli strumenti elettronici, che il compositore visse come un modo per rinnovare il linguaggio musicale e la propria estetica.
Di certo c’è che a partire dagli anni Sessanta, Luigi Nono iniziò a frequentare lo Studio di Fonologia della RAI di Milano, dove nel 1960 compose la sua prima opera elettronica: Omaggio ad Emilio Vedova.
La collaborazione tra Luigi Nono e lo Studio di Fonologia di Milano fu piuttosto lunga, e si esaurì non per una sopravvenuta mancanza di interesse da parte del compositore veneto, piuttosto perchè dopo venti anni lo Studio milanese divenne obsoleto, e per questo motivo Luigi Nono iniziò ad interessarsi ad un altro centro dove realizzare nuovi lavori di musica elettronica; per questo dal 1980 Nono inizia a collaborare con l’Experimentalstudio der Heinrich-Strobel-Stiftung di Friburgo.
Con il passare degli anni, ed il perfezionamento delle apparecchiature elettroniche, Luigi Nono inizia a sperimentare l’uso di strumenti per l’elaborazione del suono in tempo reale. In questo modo il compositore veneziano inizia ad interessarsi alla possibilità di adoperare il computer per la composizione di qualche lavoro, come emerge anche dalla corrispondenza tra Nono e il musicologo Massimo Mila.
Nel frattempo nel 1979 nasceva, formalmente, il Centro di Sonologia Computazionale di Padova, il primo centro di ricerca italiano dedicato alla computer music. Nono iniziò a prendere in considerazione di adoperare lo strumento informatico per completare un’opera a cui da tempo stava lavorando in collaborazione con il filosofo Massimo Cacciari, il Prometeo.
Il Prometeo è un’opera grandiosa, innovativa e atipica. Appartiene al genere teatrale ma indubbiamente si fa difficoltà a circoscriverla in un ambito ben preciso. Le informazioni tecniche ci dicono che il lavoro fu realizzato tra il 1981 e il 1984, fino alla versione definitiva del 1985. I testi del libretto, curati da Massimo Cacciari, si legano alla musica di Luigi Nono e all’immensa scenografia progettata dall’architetto Renzo Piano, con interventi luminosi curati da Emilio Vedova.
Per la realizzazione dei materiali elettronici attraverso il computer fu fondamentale la collaborazione di Luigi Nono con lo staff del Centro di Sonologia Computazionale di Padova. Tra questi certamente è da ricordare Alvise Vidolin, la cui importanza per la musica informatica in Italia è testimoniata da un recente libro a lui dedicato.
Se Alvise Vidolin fu un professionista fondamentale per la realizzazione del Prometeo, qualche parola va spesa anche per Hans Peter Haller che per molti anni fu un fidato collaboratore di Nono in qualità di regista del suono, al fianco del compositore veneto.
Luigi Nono è stato indubbiamente una personalità molto importante per la scena musicale italiana anche se, come evidenziò all’epoca il musicologo e suo grande amico Massimo Mila, per molti anni fu tanto eseguito all’estero quanto boicottato in Italia.
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