Hydrogen è una potente drum machine virtuale, gratuita e open source, per sistemi operativi Linux e Windows ma anche Mac purché con processori Intel.
Non è usuale trovare software dedicati a strumenti specifici che siano anche di ottima qualità e gratuiti. Spesso mi è capitato di utilizzare VST oppure plugin che necessitano comunque di altri software, o sequencer, a cui appoggiarsi.
Hydrogen è una drum machine virtuale che non necessita di altri software per funzionare, sa provvedere a se stesso e gode anche di un’ottima libreria di campioni e pattern. A questo si aggiunge che è un programma gratuito e open source, da scaricare senza vincoli tramite il sito ufficiale.
Quali sono le caratteristiche di questo software? Innanzitutto dire che è equipaggiato con un’ottima interfaccia, molto chiara ed essenziale, senza particolari fronzoli. Poi aggiungerei che è caratterizzato da una buona qualità dei campioni che consentono di ottenere dei risultati finali molto interessanti. Infine è da sottolineare che Hydrogen può essere utilizzato sia senza collegarlo ad altri dispositivi (sfruttando soltanto la tastiera del vostro computer) sia interfacciandolo con dei controller MIDI esterni o anche con altri software sequencer come il classico Cubase.
Hydrogen consente di creare uno o più pattern ritmici da utilizzare come accompagnamento per le vostre esecuzioni al computer e non solo. Per quanto possa essere orientato verso la computer music, vi assicuro che ho visto utilizzare Hydrogen anche da strumentisti tradizionali in sostituzione del metronomo, al fine di dare maggiore realismo alle prove casalinghe.
L’ambiente di lavoro in Hydrogen appare strutturato in quattro finestre principali: Song Editor, Pattern Editor, Sample Editor e il Mixer. A questi si aggiunge un’ulteriore interfaccia che è barra principale degli strumenti. Quest’ultima accoglie una serie di comandi che vanno dai classici bottoni di riproduzione e registrazione a cui tutti siamo più o meno abituati, fino ai comandi che consentono di settare i BPM, il tempo oppure di controllare l’impegno della nostra CPU.
La finestra denominata Song Editor, invece, consente di avere uno sguardo complessivo sulla vostra composizione; infatti ogni rettangolo blu indica un’intero pattern (una o più battute) che potrebbe identificare un introduzione, il ritornello oppure la strofa. In questa sezione possiamo quindi assemblare i diversi pattern, gestendoli agevolmente così da ottenere la struttura generale.
Tra i comandi presenti nella Song Editor abbiamo anche quello che consente di creare nuovi pattern. In questo modo si attiva una finestra esterna denominata Pattern Editor. Dal nome possiamo capire che questa finestra ci consentirà di creare nuovi pattern, certamente, ma anche di modificare quelli già creati e selezionati.
L’editor di pattern presenta un’interfaccia più essenziale di quella precedente. Muovendo su SIZE possiamo indicare il numero di battute, la lunghezza delle note e, soprattutto, gli strumenti utilizzati. Sulla sinistra abbiamo infatti l’elenco dei campioni utilizzati: rullante, grancassa, Hit Hat, il piatto Crash e così via. Al centro, l’aera grigia, consente di inserire le note in una griglia che incrocia gli strumenti con i tempi della battuta. In basso abbiamo un menu a tendina che consente di scegliere la visualizzazione di quattro parametri: Velocity, Pan, Lead/Lag e Notekey.
Il pattern editor può essere utilizzato in una doppia visualizzazione: quella Drum oppure quella Piano. L’immagine di sopra ci mostra il Pattern Editor in Drum Mode, mentre di seguito vi riporto la schermata in Piano Mode.
Le funzioni restano le stesse ma cambia il modo in cui è visualizzato l’approccio allo strumento. Nel caso precedente il Drum Mode parte da una concezione di Hydrogen come drum machine, mentre nel secondo caso viene concepito come fosse un qualsiasi sintetizzatore da utilizzare con una comune tastiera.
Oltre alle potenti funzionalità delle interfacce viste fin qui, bisogna aggiungere che Hydrogen implementa anche un buon editor con cui effettuare modifiche ed elaborazioni sui campioni adoperati.
Al confronto con altri editor, professionali o no, questo implementato in Hydrogen appare piuttosto scarno ma comunque sufficiente per il lavoro da svolgere con questa drum machine, cioè rapide modifiche ai campioni originali oppure estrapolare un loop da un campione più lungo. L’interfaccia è articolata in tre sezioni: una che consente di visualizzare il campione ed eventuali punti di interesse (1), un’altra dedicata alla modifica del tempo senza modificare la frequenza base del campione (2) e l’ultima che consente di applicare e visualizzare i cambiamenti del campione dopo aver eseguito le nostre modifiche (3).
L’ultima interfaccia che prenderemo in considerazione è quella del Mixer, su cui non credo che ci sia granché da dire essendo un mixer di tipo classico, come siamo stati abituati a vederne moltissimi, con il fader del volume e le manopole per il panning, poi i tasti Mute e Solo, e così via. Attraverso il Mixer sarà possibile regolare il volume e tutti gli altri parametri per ciascun campione adoperato.
Infine non va dimenticato che Hydrogen viene equipaggiato anche con una ricca libreria di campioni, da utilizzare nei vostri lavori prima che ne abbiate una tutta vostra. La libreria va scaricata a parte cliccando qui.
Non dimentichiamo di dare anche uno sguardo alla comoda guida, visto che gli argomenti non sono tantissimi e dopo una rapida lettura avrete certamente maggiore dimestichezza con lo strumento.
Inoltre sul sito ufficiale sono presenti numerosi video tutorial, ottimi per iniziare ad orientarsi con questo software. In generale consiglio di dare sempre uno sguardo al sito, ben movimentato, dove si organizzano perfino contest per valutare il migliore drum kit realizzato.
Hydrogen è certamente una drum machine di ottimo livello, come dimostrato dal fatto che i campioni o i pattern realizzati con questo strumento sono spesso adoperati in altri progetti simili e non.
Voi cosa ne pensate? Qual è la vostra drum machine virtuale preferita?
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