Il Music 11 è un software per la sintesi dei suoni sviluppato da Barry Vercoe. Fu progettato come una versione compatta e più semplice del Music 360, entrambi appartenenti alla famiglia dei Music N.
Cenni storici – Tra il 1968 e il 1970 Vercoe lavora all’Università di Princeton dove sviluppa il Music 360. Nel 1971 si sposta al Massachusetts Institute of Technology (M.I.T.) dove fonda, due anni dopo, l’Experimental Music Studio (EMS) e dove porta a termine il Music 11. Inizialmente Veroce voleva realizzare una versione aggiornata del Music 360 ma, in conclusione, realizzò un software del tutto nuovo caratterizzato da importanti differenze rispetto al predecessore seppure vi fosse profondamente legato. Il nome Music 11 si deve all’utilizzo del nuovo assembler adottato: quello del computer PDP-11. Il Music 11 è noto anche per essere stato il primo software per la nuova tipologia di minicomputer (contrapposti ai mainframe) che si distinguevano nell’architettura, le dimensioni e il costo.
Le novità – Già il Music 360 era stato molto apprezzato per le sue funzionalità, tanto che resto in uso per un tempo superiore a quello del Music 11. Il nuovo software di Vercoe, comunque, introdusse a sua volta peculiarità di largo e lungo interesse: basta pensare che numerosi elementi del Music 11 saranno poi riutilizzati in Csound. Tra le novità più rilevanti va sottolineato il reinserimento delle Unità Generatrici (UG) dedicate al filtraggio dei segnali. Si trattava di elementi che Max Mathews aveva estromesso con il Music V. Vercoe inserì delle unità in grado di lavorare come filtri high-pass, low-pass, band-limit e band-pass.
Audio Rate/Control Rate – Probabilmente la novità più importanti per i successivi sviluppi fu la distinzione tra segnali audio e segnali di controllo. Il Music 11, infatti, fu studiato per distinguere due diverse tipologie di processamento (audio-rate e control-rate), ciascuno caratterizzato da una differente frequenza di campionamento. Oggi la distinzione tra segnali audio e di controllo è diventata cosa comune; in quegli anni, invece, si trattava di un aspetto importante che consentiva un notevole risparmio di risorse per il computer, determinando delle prestazioni elevate che mai si sarebbero raggiunte utilizzando, sulla medesima macchina, programmi privi di quella distinzione. Questo comportava una sorta di inutile affaticamento del processore, giacché i segnali di controllo potevano essere generati a una frequenza più bassa dei segnali audio, consentendo un risparmio di lavoro sul processore e di conseguenza un computer con prestazioni migliori.
OEDIT – Altrettanto importante, tra le novità, fu il lavoro svolto sulla comunicazione tra utente-macchina. Vercoe, come aveva già fatto Mathews con il Music IV, ideò un sistema grafico di inserimento dati sviluppando il programma Oedit (Orchestra EDITor). In questo modo era possibile realizzare i propri algoritmi manovrando sullo schermo dei simboli grafici che rappresentavano gli Opcode utilizzati dal Music 11. Una volta elaborati con Oedit, gli algoritmi erano tradotti in valori alfanumerici, secondo la sintassi del Music 11, per essere utilizzati all’interno del listato.[1] Oedit era un software con numerosi limiti ma che contribuiva comunque a snellire la programmazione del computer. Nel lavoro per Oedit, Vercoe fu affiancato anche da Miller Puckette che, anni dopo, fece riferimento proprio a questa esperienza nello sviluppare il sistema grafico di Max/Msp.[2]
I successivi sviluppi– Con il Music 11 si chiude la prima fase di ricerca di Barry Vercoe che negli anni successivi lavorerà allo sviluppo di un sistema per l’interazione uomo macchina nelle esecuzioni dal vivo: il Synthetic Performer. Lo sviluppo di quest’ultimo, insieme alle novità introdotte con il Music 11, sarà importante per la realizzazione di Csound.
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