Between you and the shapes you take è il secondo lavoro firmato da Stephen Vitiello e Molly Berg, a quattro anni di distanza dalla precedente collaborazione. Stephen Vitiello è senza dubbio l’uomo delle collaborazioni, dopo aver realizzato album con numerose personalità del mondo musicale, della video arte e dell’arte visiva in genere; e non possiamo fare a meno di citare qualcuna delle sue innumerevoli collaborazioni come quella insieme a Nam June Paik, Pauline Oliveros, Scanner, Ryuichi Sakamoto e molti altri ancora.
Titolo: Between you and the shapes you take
Autori: Stephen Vitiello, Molly Berg
Anno: 2013
Tracce: 10
Durata: 00:53.42
Etichetta: 12k
Voto: 6/10
Tra le collaborazioni di Vitiello c’è anche quella con Molly Berg, con cui già nel 2009 realizza The Gorilla Variations, poi nel 2011 partecipano insieme al progetto Moss, insieme a Olivia Block e Steve Roden.
Benché più recente, il punto di riferimento per il nuovo album di Vitiello e Berg è Gorilla Variations, con cui il nuovo lavoro ha un elemento in comune: entrambi sono realizzati attraverso un approccio compositivo improvvisato completato attraverso un successivo lavoro di editing e rielaborazione.
Tuttavia sono più interessanti gli elementi su cui differiscono. Between you è un lavoro molto più maturo, che porta con sè una migliore coesione musicale, un amalgama sonoro più attento ed elaborato, un album che certamente raccoglie i frutti delle precedenti esperienze, segnate probabilmente da un rapporto ancora acerbo tra i due compositori
Si tratta di un aspetto molto importante, quello della coesione, proprio in virtù del carattere improvvisativo di quest’album, in cui la polistrumentista Molly Berg, alla voce, chitarra e clarinetto, realizza le linee melodiche che si stagliano sugli sfondi sonori di Vitiello, caratterizzati da quelle peculiarità già ascoltate nei lavori precedenti: sonorità distese, tempi lenti ed una generale ambientazione rilassata.
Between you and the shapes yuo take è un album globalmente piacevole, che scorre con una discreta fluidità e che realizza paesaggi sonori accoglienti ma nulla più; perchè in fondo soffre di una certa ripetitività – ancor più se lo si confronta con il lavoro del 2009 – accogliendo brani che non sempre suonano completamente riusciti, o che mostrano buone intenzioni ma risultati meno interessanti.
Poco riusciti, ad esempio, sono i due brani di apertura del disco: From Here e Back Again, tra loro molto simili al punto che si potrebbero non distinguere, se non fosse per un carattere vagamente più deciso che caratterizza Back Again. In entrambi troviamo subito gli elementi caratterizzanti di tutto l’album, cioè i movimenti della voce e della chitarra di Molly Berg al di sopra delle texture ambientali realizzate da Vitiello.
Già più interessante è il brano successivo Radio Flyby, costruito attraverso una più elaborata sovrapposizione sonora, ed una linea melodica della chitarra che occupa gli spazi prima riservati alla voce. Quest’ultima torna protagonista nella quarta traccia, Voice L-, una delle più interessanti di tutto l’album. Questo brano si basa su un’unica linea melodica per voce muta che si ripete all’interno di una struttura piuttosto semplice che denota un carattere marcatamente popular.
L’assolo vocale di Voice L- lascia spazio a Five (Was 5), dove dialogano la chitarra e il clarinetto di Molly Berg in un clima generale che ha qualcosa di più drammatico rispetto ai brani precedenti. Molto simile è il brano successivo Recap (with Violin) che conserva le medesime sonorità e aggiunge il violino di Hahn Rowe, degli Hugo Largo. Recap si lega bene anche alla traccia successiva Baritone Final, costruita quasi unicamente su un giro di chitarra, a smorzare ulteriormente i toni.
Un cambio di registro più incisivo si ha con Clarinet Assembly che fin dalle prime battute spicca con delle sonorità ed un carattere assai differenti rispetto alla generalità dell’album. Colpisce la sovrapposizione sonora che si fa più complessa ed elaborata fino a raggiunge un interessante climax di raffinatezza a 2:20 con l’ingresso del clarino, per poi stemperare a 3:40. Anche questa è una traccia molto interessante, al pari e forse anche di più di Voice L-, anche se nel finale, a partire da 5:00, sembra smarrire quell’intensità e quella magia dei minuti precedenti.
Easy Travel recupera toni e sonorità dei brani precedenti, affidandosi ad una chitarra che lavora in un clima sonoro che ai suoni del clarinetto affianca delle episodiche incursioni di frequenze alte che destabilizzano il clima rilassato che asseconda l’intero album.
Il finale di Antoher End mostra un’altra faccia ancora del duo Vitiello/Berg, con le dissonanze che si impongono con maggiore energia in una controllata sovrapposizione sonora, che richiama tutte le fonti sonore che hanno contribuito al tessuto musicale di questo album, sonorità aperte squarciano per un breve momento la penombra che lo caratterizza e sembrano volersi dissolvere in un bianco intenso prima di spegnersi lentamente in un grigio silenzioso.
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