Music in a New Found Land è il titolo originale di questo saggio del critico Wilfrid Mellers, un titolo che pone l’accento sulla nascita di una terra, e di una cultura, che è stata trovata da altri ma che pure esisteva prima che qualcuno la scoprisse.
Vero è che gli Stati Uniti sono una terra complicata da classificare sul piano culturale, soprattutto nella sua prospettiva storica. Una terra che ha accolto tante sollecitazioni, che arrivarono perlopiù dall’Europa. Ma non solo, come ci insegna la storia della musica afroamericana, e del Jazz in particolare.
Ogni testo che cerca di sistemare una storia della musica americana è un’opera che desta interesse, in particolare quando è scritto da una mano particolare come quella di Wilfrid Mellers, capace di accogliere nella propria persona le competenze del musicologo, del critico musicale e del compositore.
In quest’opera, Mellers offre uno sguardo quanto più ampio possibile sull’esperienza musicale americana ma senza approfondire determinati argomenti che, come scrive con modestia anche lui, lascia a saggi di maggiore spessore, citando l’American’s Music di Gilbert Chase.
Ad ogni modo, il saggio di Mellers non è meno all’altezza dell’opera di Chase, benché alcuni argomenti siano affrontati per sommi capi ma solo per cercare di offrire uno sguardo più ampio sull’intero fenomeno della storia musicale negli Stati Uniti, che Mellers preferisce chiamare Nuovo Mondo, con un richiamo inevitabile alla sinfonia N. 9 di Antonín Dvořák, il compositore cecoslovacco che alla sua opera N. 95 appose il sottotitolo di “Dal Nuovo Mondo“, una delle mie opere preferite in assoluto.
Forse Mellers ha preferito questa denominazione per evidenziare il Melting Pot che è nei geni della storia americana, e che si riflette nel percorso letterario svolto all’interno del proprio saggio.
In effetti Mellers inizia il suo viaggio con un capitolo – piccolo ma orientativo – sull’eredità preistorica della musica americana, quasi a porre le basi per una ricostruzione che tenga conto non solo degli influssi europei e occidentali ma anche delle vere origini della cultura americana.
Certo, poi il discorso si sviluppa attraverso le storie dei grandi e ben noti protagonisti della musica americana, con Charles Ives come punto di partenza, non per questioni anagrafiche ma perchè è stato ed è considerato a tutti gli effetti come il primo compositore autenticamente americano.
A questo primo eroe, proprio come lo definisce Mellers, seguono i tanti altri protagonisti della scena musicale – autenticamente – americana e di tradizione classica: Carl Ruggles, Aaron Copland, Elliott Carter, Henry Cowell, il parigino di nascita Edgard Varèse, e poi i pionieri della musica d’avanguardia ed elettronica quali John Cage, Morton Feldman, Harry Partch e molti altri.
Nella seconda parte del libro, Mellers esegue una virata necessaria per spostare l’attenzione dalla musica pionieristica e contemporanea di matrice accademica a quella radicata nella cultura popolare. Un passaggio più che necessario quando si parla di storia della musica americana.
Ecco allora aprirsi l’argomento Jazz e Musical, declinati attraverso l’attività dei grandi nomi quali Miles Davis, Goerge Gershwin, Gil Evans, Louis Armstrong, Leonard Bernstein, Jelly Roll Morton, Count Basie, Duke Ellington, per citarne alcuni, oppure le grandi opere quali Porgy and Bess e West Side Story.
Manca, invece, ogni riferimento alla rivoluzione rock. Probabile che si sia trattata di una scelta editoriale, ovvero per dare un taglio preciso alla ricostruzione storica, orientata verso quei filoni musicali che tradizionalmente sono appartenuti all’ambito accademico. Cosa che oggi difficilmente possiamo considerare come una cosa ancora valida.
C’è da dire, in ogni caso, che la prima edizione di questo libro è datata 1964, quindi in piena rivoluzione musicale e comunque ad una distanza temporale direi minima rispetto all’anno simbolico del 1954.
Chiudiamo questo articolo con uno sguardo all’indice del libro:
PARTE PRIMA: I pionieri e la natura selvaggia
I. Preistoria della musica americana: i primitivi, il ritorno all’Europa e la tradizione conservatrice
II. Realismo e trascendentalismo: Charles Ives eroe americano
III. Uomini e montagne: Carl Ruggles mistico americano; Roy Harris primitivo religioso
IV. Grattacielo e prateria: Aaron Copland e l’isolamento americano
V. L’energia del pioniere e l’ordine dell’artista: Elliott Carter
VI. La frenesia americana e l’unità del serialismo: Wallingford Riegger e Roger Sessions
VII. L’allontanamento dall’Occidente: scienza e magia: Charles Griffes, Henry Cowell e Edgar Varèse
VIII. Dal rumore al silenzio: Harry Partch, John Cage e Morton Feldman
IX. Innocenza e nostalgia: Samuel Barber e Virgil Thomson
X. Oggi e domani: Lukas Foss e la generazione più giovane
PARTE SECONDA: Il mondo dell’arte e il mondo del commercio: il folk-song della giungla d’asfalto
I. Introduzione: Musica e entertainment nell’America dell’Ottocento: Stephen Foster, Louis Moreau Gottschalk e John Philip Sousa
II. Orgia e alienazione: country blues, barrelhouse piano e piano rag
III. Eterofonia e improvvisazione: la New Orleans jazz band e King Oliver; Bessie Smith e il blues urbano
IV. Dall’eterofonia alla polifonia; dalla polifonia all’antifonia della big band; improvvisazione e composizione nell’opera di Louis Armstrong, Jelly Roll Morton e Count Basie
V. Polifonia jazz e armonia jazz: Duke Ellington compositore
VI. Dall’arte al jazz. Jazz moderno e l’improvvisatore compositore: Thelonious Monk e Charlie Parker, Ornette Coleman e John Coltrane
VII. Dal jazz all’arte. Jazz moderno e il compositore improvvisatore: Miles Davis e Gil Evans; Gerry Mulligan e John Lewis
VIII. Dal jazz al pop: il declino delle big bands: pianisti, cantanti di cabaret e il “musical”
IX. Dal pop all’arte: l’opera, il musical e Porgy and Bess di George Gershwin
X. Dall’arte al pop: Regina di Marc Blitzstein e West Side Story di Leonard Bernstein; la rinascita dello stupore
Epilogo In forma di due poesie di Louis Simpson
Appendici
I. Annotazioni di Charles Ives
II. Una trascrizione per pianoforte di Jelly Roll Morton
III. Appunti sulla Commedia Musicale, sul Cinema e la TV
IV. Libri raccomandati
V. Discografia
Molto interessante il contenuto delle appendici, in particolare per la ricca discografia e per le annotazioni di Charles Ives e la trascrizione di Mamie’s Blues di Jelly Roll Morton. Molto ricco, infine, anche il corredo fotografico.
Sei interessato all’acquisto? Lo puoi trovare nello shop di Musica Informatica, se ancora disponibile, altrimenti non esitare a contattarmi per acquistarlo on-demand.
Lascia un commento