Paul Griffiths – A Concise History of Avant-Garde Music

Paul Griffiths evidenza, giustamente, fin dalle primissime righe di questo libro, che in un saggio dedicato alla musica d’avanguardia il primo problema da risolvere è quello di dare un contesto al concetto stesso di “avanguardia”.

Quando, nel 1892 circa, Claude Debussy compose il Prélude à L’après-midi d’un faune, quest’opera venne negativamente etichettata come musica d’avanguardia, per il suo scostarsi da quella che era la tradizione musicale fin’allora considerata.

In un’opera che si occupa di tracciare un profilo della musica d’avanguardia, allora, il Prélude di Debussy trova posto oppure no? Questo è il punto di partenza della prefazione di Griffiths che, mi piace ricordarlo, ha dato alle stampe questo volume non molti anni dopo aver intrapreso la sua carriera di critico musicale, e studioso, autodidatta (è laureato in chimica, per inciso) ma tutt’altro che privo di professionalità e acume. Vale ricordare altre due opere significative quali Paul Griffiths – A Guide to Electronic Music e il bellissimo Paul Griffiths – Modern Music and After: directions since 1945

In realtà l’autore evidenzia come quello concettuale sia un falso problema, perché ciò che confonde è questo rimando che la parola avanguardia porta con sé verso la modernità a noi più prossima, anzi aprendo l’immaginazione perfino verso il futuro ignoto.

Che cos’è la musica d’avanguardia?

Domanda impegnativa. Avanguardia, sembrerebbe per Griffiths, è un termine che è da intendere più sul piano della scrittura e della poetica piuttosto che rispetto ai legami storici. Allora sì che il Prélude può definirsi avanguardia, così come molte altre espressioni musicali che oggi ci appaiono largamente superate, anche tecnologicamente antiche, se pensiamo alle prime manifestazioni della musica elettronica accademica.

Insomma, il concetto di avanguardia non è semplice da trattare, ecco perché la soluzione migliore, così su due piedi, sembra essere quella di allargare il più possibile l’orizzonte di controllo, approcciando l’argomento con una trattazione per comparti stagni, così da facilitare la sistemazione concettuale.

Si tratta di un approccio che ricordo in tante opere saggistiche sulla musica del Novecento, e anche questa concisa storia di Paul Griffiths non sfugge a questo approccio, e basta dare uno sguardo all’indice per rendersi conto di quanto sto dicendo:

  1. Prelude
  2. The late Romantic background
  3. New harmony
  4. New rhythm, new form
  5. The genius of place
  6. Neoclassicism
  7. Serialism
  8. The modern world
  9. To the east
  10. Serialism continued
  11. Electronic
  12. Chance
  13. The theatre and politics
  14. Multiplicity

Conciso nella storia della musica d’avanguardia ma anche nei titoli dei capitoli. Il saggio di Paul Griffiths si chiude con una bibliografia altrettanto contenuta e una lista di didascalie delle immagini che potrete trovare sparse lungo tutte le oltre 200 pagine di questo libro.

Musica e immagini

Le fotografie rappresentano una parte interessante di questo saggio. Ne sono tante e sono anche molto belle, e non raffigurano solo spartiti e partiture ma anche opere e protagonisti. Alcune di esse sono piuttosto inedite, o perlomeno poco viste tra i saggi sulla musica classica e contemporanea.

Oltre ciò, vi sono poi i contenuti. Il saggio di Griffiths è veramente una storia concisa. Ed è tutt’altro che un male. Anzi!

La musica del Novecento, quella definita accademica/classica/colta/d’arte per distinguerla con enfasi dalle sue sorelle meno graziose, è un percorso veramente molto articolato, per questo le opere a carattere storiografico finisiscono spesso per diventare delle opere monumentali difficile da digerire, soprattutto da parte di coloro che si stanno solo avvicinando per studio o curiosità.

Una storia della musica d’avanguardia

Ecco, allora, che il volume di Paul Griffiths è un ottimo punto di partenza, perchè l’autore riesce veramente ad essere conciso. Quindi il titolo non è una trovata di marketing ma è una descrizione fedele di ciò che il saggio offre come contenuto.

Un ottimo punto di partenza, dicevo, per iniziare a contestualizzare i diversi filoni della musica d’avanguardia, o più in generale della musica del XX secolo, perché in fondo quello è il contesto storico in cui si muove il saggio, fatta esclusione per qualche incursione negli ultimi decenni del 1800.

Il titolo completo del libro, è bene precisare, è A Concise History of Avant-Garde Music: from Debussy to Boulez, giusto per chiarire l’arco temporale preso in esame, che trova il suo limite nei primissimi anni Settanta del Novecento.

E la musica elettronica?

Domanda lecita per un blog che nel 2010 è nato per informare sugli sviluppi storici della computer music. È scontato dire che è largamente presente con un capitolo dedicato – il numero 11 – dove pure si fa un breve (brevissimo) cenno alla musica realizzata con strumenti informatici. Per il resto, la ricostruzione storica di Griffiths è tutta incentrata sull’esperienza analogica, quindi Edgard Varèse, Pierre Schaeffer, Stockhausen, Babbitt, e tutti gli altri pionieri che hanno alimentato l’esperienza analogica del XX secolo.

Un libro assolutamente da possedere e che sta bene in qualsiasi biblioteca, del neofito tanto quanto dello studio incallito.

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