Il Music IVB è un software per la sintesi dei suoni. È stato il primo software per la computer music, nella famiglia dei Music N, ad essere sviluppato al di fuori dei laboratori Bell e della ricerca condotta da Max Mathews.
Cenni storici – È stato sviluppato nel 1963 all’Università di Princeton da Hubert Howe, Godfrey Winham e James K. Randall (quest’ultimo era interessato all’utilizzo del computer per studi sulla percezione).[1] Il punto di riferimento del software di Princeton era il Music IV dei Laboratori Bell (Bell Labs). Fu lo stesso Max Mathews a donarne una copia insieme al codice sorgente.
Il lavoro di revisione – La B sta per BEFAP, il nome dell’assembler utilizzato dai ricercatori di Princeton sui loro computer IBM 7094, si trattava di una versione modificata del FAP.[2] Il primo problema con cui si scontrarono i ricercatori di Princeton era proprio nell’assembler. Infatti il Music IV dei laboratori Bell era stato sviluppato con un assembler modificato del loro IBM 7094. Questo non permetteva l’utilizzo del software su altre macchine dello stesso modello. Per questo motivo, con la collaborazione dei programmatori Tobias Robinson e William Gale, fu necessario riscrivere da capo tutto il codice del nuovo software.[3]
Le novità – Nelle intenzioni dei ricercatori c’era il desiderio di realizzare un software che non fosse una semplice versione aggiornata dell’originale di Mathews, piuttosto un nuovo programma strutturato pensando alle esigenze degli utilizzatori finali, i compositori. L’intento, quindi, era soprattutto di semplificare il più possibile l’approccio all’utilizzo. Questo nelle intenzioni, nella pratica, invece, il Music IVB non apportò grandi novità.
I limiti – L’ostacolo maggiore, per tutta la ricerca di Princeton, era esterno al software. L’Università non disponeva di un convertitore DAC e questo costringeva ad appoggiarsi al dispositivo dei Bell Labs, a quasi due ore di macchina. La situazione migliorò soltanto a partire dal 1965, quando i Laboratori Bell donarono il proprio convertitore DAC a 12 Bit all’Università di Princeton. Questo avrebbe dato nuovi stimoli, tanto alla ricerca quanto alla produzione musicale.[4] Non solo: nel 1963 non fu possibile sfruttare le potenzialità che avrebbero offerto le nuove generazioni di computer, quali l’IBM 360, che utilizzavano la tecnologia dei circuiti integrati, garantendo prestazioni più elevate. Tutto questo spinse i ricercatori di Princeton, negli anni successivi, a sviluppare una versione aggiornata del Music IVB denominata Music IVBF. Da quest’ultimo e dallo stesso Music IVB, infine, deriva anche il Music 7, una versione aggiornata per i nuovi computer del Queens College di New York.
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