Computer Synthi

Dopo la realizzazione del sintetizzatore ibrido EMS Synthi 100, Peter Zinovieff e i colleghi degli Electronic Music Studios di Londra decisero di realizzarne una nuova versione, più agevole del suo predecessore. Infatti benché l’EMS Synthi 100 avesse ricevuto dei buoni riscontri in ambito musicale, si presentava come una macchina piuttosto impegnativa in termini di grandezza e installazione, come del resto si evince dalla foto riportata di seguito:

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Questa foto ci mostra tutte le apparecchiature degli Electronic Music Studios di Londra. A parte pochi dispositivi (tutta la parte destra a partire dal primo dei due Ampex e il Synthi ASK sulla sinistra) tutto era parte integrante dell’EMS Synthi 100.

La novità – L’idea era quella di alleggerire la parte informatica del precedente sistema, in maniera da rendere meno impegnativa la sua installazione in quei centri che se ne sarebbero dotati. La questione era di tale importanza che bene la riassume una considerazione di David Cockerell, il quale fa notare che già soltanto per il Synthi 100

You had to take walls down to get it into studios [Vail, Mark]

Va precisato che il Computer Synthi avrebbe sostituito soltanto la parte informatica, e avrebbe continuato ad appoggiarsi al Synthi 100 per la produzione dei suoni, esattamente come avveniva per l’EMS Synthi 100. Questo si sarebbe rivelato un elemento fallimentare.

Peter Eastty – Altrettanto fallimentare fu l’idea di coinvolgere nel progetto Peter Eastty, al quale fu affidata la realizzazione dell’interfaccia. Il lavoro sulla nuova macchina fu avviato nel 1975 circa, ma nel 1977 Eastty fu chiamato alla nascente Ircam di Parigi e per questo fu costretto ad abbandonare il lavoro in corso d’opera. Secondo alcuni questo avrebbe compromesso il futuro del Computer Synthi, in realtà sembra più evidente che il motivo andasse cercato nel suo costo eccessivo e nel suo essere strettamente legato ad una macchina altrettanto costosa e complessa come il Synthi 100.

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Ques’immagine, tratta da una brochure informativa dell’EMS, ci mostra una bozza di come avrebbe dovuto essere il Computer Synthi: montato in un unico rack, che doveva corrispondere ad 1/4 del Synthi 100, con la parte di controllo sopra e il PDP-8 nella base. Nella parte superiore sono stati disegnati gli alloggi per le cassette a nastro magnetico.

Di certo c’è che l’uscita Eastty non contribuì alla buona riuscita del Computer Synthi, del quale si realizzeranno soltanto tre prototipi (disponibili Glasgow, Parigi e Oxfordshire), e tanti ne rimasero fino al fallimento degli Electronic Music Studios nel 1979, su cui questo progetto pare incise non poco, almeno stando a quanto riportato su alcune fonti.

Caratteristiche – Al di là dei problemi economici, il Computer Synthi era stato progettato come una macchina molto sofisticata, ma i prototipi realizzati ci raccontano una storia fatta di alcune sostanziali differenze. Innanzitutto le dimensioni: il Computer Synthi avrebbe dovuto occupare un quarto del Synthi 100, ma alla fine fu realizzato grande quanto una sua metà.

Al di là delle differenze, l’idea era di riunire in una sola macchina sia il computer che i dispositivi per la sua gestione e per il controllo del Synthi 100. L’equipaggiamento del sistema prevedeva:

  • Due vani per nastri magnetici di marca Philips, su cui si sarebbero salvati i dati per il PDP-8;
  • Un display alfanumerico a 16 cifre per la comunicazione con il computer;
  • 64 bottoni per l’invio dati al computer;
  • Un oscillatore digitale;
  • Convertitori AD e DA con una risoluzione di 12 bit;
  • 2 pannelli per la creazione delle patch (il progetto iniziale ne prevedeva uno solo);
  • 16 potenziometri per ciascun pannello;
  • Un computer PDP-8 inserito alla base.
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Quest’altra immagine ci mostra ancora una bozza bidimensionale di come avrebbe dovuto essere il Computer Synthi, e ne approfondisce la parte superiore, indicando i diversi componenti.

Basic System – La potenza del PDP-8 dava vita a due differenti configurazioni del Computer Synthi. Una denominata Basic e l’altra Musys. La differenza tra le due versioni era nel numero di software con cui il sistema veniva equipaggiato. La versione base, infatti, era caratterizzata da una macchina non sufficientemente potente per consentire l’uso del pacchetto Musys. Venivano forniti così soltanto dei programmi con delle funzionalità generali e denominati semplicemente Sequence, Editor, Modify, Keyin, Linearise e Tune. Molte delle operazioni che consentivano questi programmi si può dedurre dal loro stesso nome.

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Ecco come appariva il Computer Synthi in una bozza di disegno più recente delle immagini precedenti.

Musys System – Per coloro desiderosi di un sintetizzatore senza limiti, vi era la possibilità di optare per la versione Musys, dal nome del pacchetto di software già sviluppato per il Synthi 100. Se si tiene conto che l’aspetto più importante del Computer Synthi era dato proprio dalle ottime migliorie che erano state apportate al software gestionale si capisce che la scelta su quale versione acquistare sarebbe stata quasi ovvia. Quasi, perché tra i due sistemi vi erano delle differenze di prezzo interessanti: circa 16.000 sterline per il Basic e oltre 21.000 per il Musys.

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Sulla sinistra di questa fotografia (credo sia immortalato l’interno del Great Milton Studio degli EMS) uno dei tre prototipi del Computer Synthi. Risultano piuttosto evidenti le differenze rispetto alle bozze presentate sopra. Sulla destra si può notare il Synthi 100, per il quale il Computer Synthi era stato realizzato.

Osservando i numeri forse si capiscono meglio alcuni semplici concetti espressi sopra: il fallimento prima del Computer Synthi, prima, e quello degli Electronic Music Studios, poi.

Per scrivere questa voce ho letto:

AA. VV.. The EMS Computer Synthi, Brochure informativa dell’EMS, 1978.

Candlish, Nicola Anne. The Development of Resources for Electronic Music in the U.K., with Particular Reference to the Bids to Establish a National Studio, Durham theses, Durham University, 2012.

Vail, Mark. Vintage Synthesizer, Miller Freeman Books, 2000.


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