Quando si parla del Synthi 100 può succedere di fare una certa confusione a proposito di quello che la sigla effettivamente indica. Comunemente con il nome Synthi 100 si intende il sintetizzatore modulare analogico realizzato nei primi anni Settanta a Londra; ma è altrettanto vero nella letteratura di riferimento il nome Synthi 100 viene utilizzato anche per indicare il complesso sistema informatico all’interno del quale il sintetizzatore analogico fu inserito, e che ne costituiva un upgrade, piuttosto che una nuova macchina. In questo articolo, allora, vorrei scrivere del Synthi 100 inteso come sistema invece che come singolo sintetizzatore.
Il sintetizzatore analogico Synthi 100 – Sul finire degli anni Sessanta, Peter Zinovieff, in collaborazione con David Cockerell e Tristam Cary, istituzionalizzò il suo studio privato fondando gli Electronic Music Studios, un’azienda specializzata nella costruzione di strumenti musicali elettronici, comunemente nota con l’abbreviazione di EMS.
La prima macchina realizzata fu il VCS-3 nel 1969, un piccolo sintetizzatore portatile di grande successo tra gruppi della popular music come Alan Parsons Project, Pink Floyd e Roxy Music. Questo fu il modello di riferimento per il successivo Synthi 100, una macchina ben più complessa di cui si realizzarono circa quaranta esemplari a partire dal 1974.
Uno di questi, all’epoca venduto per circa 6000 sterline, fu acquistato anche dallo Studio di Musica Elettronica di Colonia intorno al 1974, e Karlheinz Stockhausen lo utilizzò per la composizione di Sirus (1974/75).
Le dimensioni di questa macchina testimoniano come il Synthi 100, differentemente dal VCS-3, fosse stato ideato per un’installazione stabile nei centri di produzione musicale: circa 2 metri di larghezza, 1 di profondità ed oltre 1 metro e mezzo di altezza. Le sue specifiche tecniche ci parlano di una macchina equipaggiata con due tastiere duo foniche, cioè capaci di suonare due voci simultaneamente, per un totale di 4. Disponeva di un sequencer integrato, e due matrici 60×60 attraverso cui creare i collegamenti tra i diversi moduli. Questi rappresentavano una caratteristica molto importante, in quanto consentivano di rendere il Synthi 100 uno strumento molto versatile; inoltre la disponibilità di numerosi moduli esterni ne garantiva un continuo ampliamento delle potenzialità.
L’EMS Synthi 100 – Uno dei più importanti upgrade fatto al Synthi 100 fu quello di trasformarlo da sintetizzatore analogico a sistema ibrido, cioè costituito da una parte analogica ed una digitale, secondo uno schema del tutto simile al sistema Groove sviluppato negli Stati Uniti da Max Mathews sul finire degli anni Settanta.
Come si evince dalla lettura della brochure di presentazione, fu con la realizzazione del nuovo progetto informatico che divenne importante iniziare a distinguere tra il sintetizzatore analogico Synthi 100 e l’Electronic Music System Synthi 100, abbreviato in EMS Synthi 100.
L’equipaggiamento – Quali erano in definitiva le parti costitutive del sistema? La parte informatica era costituita da due computer PDP-8 utilizzati per il controllo del sintetizzatore analogico e per la memorizzazione dei dati in arrivo dal Synthi 100 e dai classici dispositivi a controllo di tensione – oscillatori, filtri, modulatori – con cui era equipaggiato il sintetizzatore. La comunicazione tra i due sistemi avveniva mediante un’interfaccia digitale favorita da 4 convertitori AD, in grado di trasformare le informazioni digitali in tensioni elettriche, e 64 convertitori DA a 6 bit; quattro di questi erano a 10 bit per una maggiore definizione di controllo.
Il software – È chiaro che la parte hardware del sistema necessitava di un software gestionale che ne consentisse l’utilizzo. Questo fu progettato da Peter Grogono che sviluppò il Musys, il cui utilizzo non era strettamente necessario al funzionamento del sistema, ma di certo consigliato per poterne sfruttare tutte le potenzialità; in caso contrario il computer poteva essere adoperato come un semplice sequencer, per poter salvare tutte le parti eseguite al sintetizzatore. In generale ad ogni compositore era data la possibilità di salvare su nastro magnetico un proprio profilo di configurazione dei dati. Da notare che la parte software poteva essere acquistata anche separatamente da tutto il resto, probabilmente per integrarlo in altri sistemi hardware; così come era possibile sviluppare altre applicazioni partendo dall’acquisto del sistema di base.
Computer Synthi – Questo articolato sistema ibrido è stato adoperato per la composizione di numerose opere, che ho elencato già altrove (vedi la voce Musys); qui invece voglio sottolineare che la confusione attorno al Synthi 100 a cui accennavo in apertura di questo articolo, è resa ancor più complicata da un altro fatto. Intorno alla seconda metà degli anni Settanta, tra il 1975 e il 1977 per essere precisi, gli EMS decisero la costruzione di un sistema ibrido molto più compatto che avrebbe dovuto sostituire il voluminoso EMS Synthi 100. Questo si sarebbe dovuto chiamare Computer Synthi, equipaggiato con un processore PDP-8 all’interno di una struttura più contenuta rispetto al suo predecessore. In verità di questa macchina si realizzarono soltanto alcuni esemplari considerati prototipi, infatti la macchina non fu mai commercializzata.
Per scrivere quest’articolo ho letto:
AA. VV. Computerised Electronic Music Systems, Brochure informativa dell’EMS, 1974.
AA. VV. Professional Electronic Music System by EMS, Brochure informativa dell’EMS, 1974.
Vail, Mark. Vintage Synthesizer, Miller Freeman Books, 2000.
Lascia un commento